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Jacopo da Montagnana

Jacopo da Montagnana


Figlio di un calzolaio o conciapelli che abitava in contrada Pindexaro (ossia nel quartiere Alberi, la zona nord-ovest entro le mura di Montagnana, dove si concentravano questo genere di attività artigianali), Jacopo Parisati ‒ o Parisato, in altre fonti ‒ nacque in città probabilmente intorno al 1440-43.

Oggi, a ragione, Jacopo è annoverato tra i principali interpreti dell’arte prerinascimentale veneta.

Il padre Parisio godeva di una buona condizione economica, testimoniata dal possesso di alcuni appezzamenti di terra nonché dalla casa con copertura in coppi (e non in paglia, come era per le case più modeste) dove viveva con la moglie e i tre figli maschi.

L’avvicinamento di Jacopo al mondo dell’arte può essere stato favorito dal fervente clima culturale di cui godeva Montagnana nel Quattrocento, dopo la sua dedizione alla Serenissima e l’arrivo in città di architetti, pittori e scultori, che diedero una nuova immagine al borgo, trasformandolo da cittadella militare a fiorente centro artistico e culturale.

Jacopo giunge a Padova nel 1458, a bottega dal maestro Francesco Bazelieri, ma per lui fu decisivo l’incontro con Pietro Calzetta, con il quale instaurò un forte legame di collaborazione e amicizia, consolidata anche dal matrimonio con sua sorella, Angela, dalla quale ebbe quattro figli. Con l’amico e collega Jacopo lavorerà alla Cappella del Gattamelata presso la Basilica del Santo, mettendo in luce le sue qualità artistiche e ampliando così la cerchia dei committenti, fino ad attirare l’attenzione del nuovo vescovo di Padova Pietro Barozzi. Questi promosse la ristrutturazione del Palazzo Vescovile e, nel 1495, ordinò l’edificazione della Cappella di Santa Maria degli Angeli, affidandone il progetto architettonico a Lorenzo da Bologna (il principale architetto allora in città) e la decorazione pittorica a Prospero da Piazzola e a Jacopo da Montagnana. Cuore del piccolo ma suggestivo ambiente è il trittico di Jacopo raffigurante l’Annunciazione, fiancheggiata dagli arcangeli Michele e Raffaele. Osservando la sua pittura, per l’artista appare evidente l’influenza non solo di Giovanni Bellini, ma anche di Andrea Mantegna, che egli certamente avrà avuto modo di vedere all’opera nella decorazione della Cappella Ovetari, all’interno della chiesa padovana degli Eremitani. Contemporaneamente alla decorazione in Vescovado, il pittore lavorava anche presso il Santuario di Monteortone, ad Abano Terme, sempre su commissione del Barozzi. Qui egli dipinse, probabilmente nel 1496, il grande affresco che domina l’abside, raffigurante l’Assunzione di Maria.

Intorno al 1469-70 è databile la pala d’altare, a lui attribuita, della Madonna del Tresto presso l’omonimo Santuario, ad Ospedaletto Euganeo. Degli ultimi anni è infine la Madonna con Bambino affrescata nel transetto del Duomo della sua città natale, in un clipeo al centro dell’arcone.

Jacopo muore, forse a Padova, nel 1499.


Testi a cura dell'Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica